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Polis, viaggio nelle città d'Italia

 
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Alessandria, la riscossa del fare

di Paolo Bricco

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7 Ottobre 2008

Nell'ennesimo lunedì nero della finanza internazionale Polis, il viaggio del Sole-24 Ore alla scoperta dell'Italia che cambia, ha dato voce a uno dei territori della nostra economia reale più abituati a operare spesso sottotraccia, quasi sempre in silenzio: Alessandria e l'Alessandrino. Ieri, in una affollata sala conferenze di Confindustria, volti storici e protagonisti emergenti della vita economica si sono confrontati con sincerità e una punta di orgoglio. «Il nostro Piemonte – ha detto Giancarlo Cerutti, presidente dell'Editrice Il Sole 24 Ore – è silenzioso e attento alle realtà manifatturiere. Questa natura risalta di più, in un frangente segnato dal crollo di una finanza che non si è adeguatamente ancorata all'economia reale». Queste parole di Cerutti, che della locale Unione industriale è stato presidente dal 1995 al 1999, hanno introdotto la tavola rotonda su "Alessandria crocevia del cambiamento", moderata dal direttore del Sole 24 Ore Ferruccio de Bortoli.

L'incontro di ieri, che è seguito al convegno pomeridiano dell'Esperto risponde, ha rappresentato il momento pubblico culminante di un lavoro di approfondimento che ha portato ieri, sul Sole 24 Ore del Lunedì, alla pubblicazione di quattro pagine sul tessuto produttivo alessandrino, che sarà ulteriormente scandagliato domani sul Sole 24 Ore Nord-Ovest.
Questa vocazione manifatturiera fa parte del paradosso italiano: «La debolezza della finanza e la rilevante quota del manifatturiero sul Pil – ha notato de Bortoli – hanno sempre costituito, per molti osservatori, una prova del nostro ritardo. Adesso, mentre i mercati sono sconquassati, questo ritardo sembra diventare un piccolo vantaggio competitivo». Dunque, in un contesto generale in cui la finanza, la leva, lo strutturato e il derivato cedono il passo al lavoro, alla produzione, alla ricerca e all'occupazione, vale la pena andare alla radice particolare della economia diffusa. Una radice caratterizzata in questa provincia da una molteplicità di specializzazioni: il cemento, gli elettrodomestici, le macchine per la stampa, l'oro, la chimica fine, la plastica e l'agroalimentare. «Alessandria – ha sottolineato Gianfranco Pittatore, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria – è una Cenerentola che, da anni, Cenerentola non è più». Il suo sviluppo più recente è anche qualcosa di antico: «Quando la Fiat quasi non esisteva – ha rammentato Roberto Guala, presidente di Guala Pack – la Borsalino ad Alessandria aveva 1.500 dipendenti».

Oggi uno dei punti di forza di questo territorio solo apparentemente marginale è rappresentato dalla sua posizione. «Quando incorporammo Unicem – ha ricordato Pietro Buzzi, amministratore delegato di Buzzi-Unicem – ragionammo sulla possibilità di spostarci da Casale Monferrato. Lo facemmo con freddezza professionale, al di là di ogni ragione sentimentale e familiare. Scegliemmo di rimanere qui perché i vantaggi logistici erano molti: Casale è vicina a cinque aeroporti. La rete autostradale funziona. E, in qualche modo, anche la quiete della dimensione provinciale può attirare quel management medio alto che non ne può più dello stress di Milano e di Torino». Un vantaggio competitivo di ambiente che rileva anche Guido Ghisolfi, vicepresidente di Mossi & Ghisolfi, big player internazionale della chimica: «Non è un caso – ha spiegato – che qui da noi siano venuti a lavorare ingegneri di sei nazionalità». Un altro punto di forza è la spinta evolutiva. Alcuni semplici imprenditori edili sono diventati giorno dopo giorno sviluppatori di complessi progetti immobiliari. «Tutto è iniziato – ha rammentato Sonia Persegona, presidente della Praga Service Re – con quello che sarebbe diventato l'outlet di Serravalle Scrivia. Anche in questo caso la collocazione fra Torino, Genova e Milano è risultato un fattore strategico vincente».

La produzione più hard, i servizi più soft. Lo spirito glocal, buona fusione di radicamente locale e di proiezione internazionale, espresso dal suo ceto imprenditoriale: «Anche se – ha evidenziato il presidente di Confindustria Alessandria, Bruno Lulani – in giro c'è forse troppa soddisfazione per i risultati raggiunti». Tutto ciò, in questo piccolo angolo di mondo, sotto la pioggia torrenziale della peggiore crisi finanziaria che si ricordi dal 1929. «Oggi – è stata la conclusione di Lulani – bisogna tornare a fare combaciare la finanza con l'economia reale sana. Proprio quella che Alessandria sa esprimere al meglio».

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